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Fabriano: Cuore delle Marche

Alla scoperta di Fabriano: Cuore delle Marche

Questo mio viaggio ha come meta Fabriano, nel cuore delle Marche, un percorso suggestivo che suggerisco a tutti di vivere.

Prendo una stradina sterrata che a stento individuo. Un po’ perplessa che quella carreggiabile mi possa portare alla meta, passo tra continui saliscendi, un paesaggio mozzafiato, natura ancora incontaminata e perfette geometrie di campi coltivati.

Certo il tempo impiegato per arrivare è stato considerevole, ma valeva la pena rivivere un’atmosfera genuina, tra mandrie di bestiame allo stato brado come un tempo, greggi che ostruiscono la strada, quasi infastidite da un’intrusa. Atmosfere, profumi che mi accompagnano sino alle porte di Fabriano, una città che, inevitabilmente, nel mio pensiero si associa alla produzione della carta.

Si cresce con “Lei” sin dai banchi di scuola, imparando a scrivere prima, ad affrontare le temute prove di italiano, matematica. La nostra vita giovanile ha avuto come compagna la carta realizzata in questa città, a righe, a quadretti, per disegno; le prime gite scolastiche hanno avuto, giustamente, come oggetto la visita alla Cartiera di Fabriano, Museo che racchiude la testimonianza di una storia antica di secoli.

Ecco allora che la mia prima visita a Fabriano è un omaggio alla nobile arte di un tempo dei “Maestri Chartai”.

Quasi in punta di piedi entro nell’ex Convento di San Domenico, meravigliosa sede del Museo interattivo della carta: l’atmosfera soffusa mi coinvolge, e mi rende timorosa di scalfire la sacralità di questo posto, ma anche la sacralità di un’arte, direi, mistica.

La storia lontana nel primo Medioevo, e la nascita più tardi della corporazione si intrecciano con la storia della città. Emoziona sapere che tutto ha avuto inizio nella “gualchiera a cinci” predisposta per la lavorazione della carta “bambagina”, semplicemente “valchiera”, un piccolo opificio ubicato sui margini del fiume Castellano, oggi Giano.

La creatività, le quantità prodotte, furono tali che la corporazione della carta si staccò da quella della lana, e Fabriano diventò la culla dell’arte della carta in Europa.

L’ingegno dei Maestri Chartai si dipana davanti ai miei occhi, una serie continua di innovazioni tecnologiche, stupefacenti per quei secoli, vive di ricerche artistiche di pregevolissimo valore.

Passare da una sala tematica all’altra è come rivivere una vera e propria rivoluzione che, insieme con la scoperta di Guttenberg, segnò una tappa importante nella storia della cultura, della sua diffusione, della comunicazione di allora e di oggi, paragonandola, oserei dire, alla digitilazzione dei tempi attuali.

Rapita, ascolto la guida, un geniale signore che fa appassionare a questo cammino lungo sette secoli; mi conduce dall’antica fabbricazione della carta, alla sua utilizzazione fino ai nostri giorni.

Il tempo e lo spazio magicamente ritornano indietro, agli albori del mille quando piccoli nuclei dei municipi romani, minacciati dai barbari, abitarono questa zona fino ai tempi fulgidi della Signoria dei Chiavelli, grazie ai quali la città divenne un fervido centro di artigiani, di commercianti e le arti raggiunsero vertici elevatissimi.

Così nella gualchiera dei Maestri Chartai, incantata, vedo gli stracci che vengono stoccati.

Fabriano: Cuore delle Marche carta fatta a mano

Ascolto estasiata le spiegazioni, mentre mi arrivano suoni di parole desuete che rieccheggiano le innumerevoli fasi del lavoro che accompagnavano la laboriosa produzione della carta.”Stracciarola”, la prima pulizia dello straccio, mentre dall’ “arcapandare”e dal “raschiare” si passa alla”sceglitura” per la qualità della materia prima travasati nei cassoni di raccolta,”boni”,”grossi”, “vergari”. Macerazione, putrefazione, l’utilizzo innovativo della calce avviano alla fine di questo percorso. Ritagliati in piccoli quadrati, sarà poi compito delle pile idrauliche, innovazione esemplare dei cartai fabrianesi, ridurre il tessuto in pista di carta, con la collatura della gelatina animale. La raffinatezza della carta filigrana, della carta velina rivelano non solo il piacere di continui esperimenti, ma soprattutto il desiderio e l’orgoglio di rendere unica e preziosa la Carta di Fabriano.

Esco da questo viaggio magnifico che il “lavorente” ha reso così vero da viverlo come se fosse attuale e l’attuale, all’improvviso, mi porta a dover decidere che cosa altro ammirare di questa città immersa nei colori perenni e caduchi degli Appenini, sospesa tra un’ intima spiritualità ed una tradizione artistica così eclatante e capillare.

Mi lascio allora trasportare dall’istinto lungo silenziose viuzze anguste ed arrivo, pressochè inconsapevolmemte, alla piazza centrale di Fabriano, da sempre fulcro politico, civile, commerciale.

Si apre come un palcoscenico dove la fusione di architetture diverse non disturbano la vista. Mole massiccia e severa, il Palazzo del Podestà, tutta in bozze di pietra bianca, in netto contrasto con il rosso dominante degli altri edifici, si staglia nel suo gotico imponente. Alleggerito da una teoria di trifore al piano superiore, mi colpisce per una peculiarità, un colossale voltone ogivale la cui “struttura a ponte” ricorda la colmata del fiume che un tempo qui scorreva.

La mia curiosità poi mi spinge verso un loggiato di Fabriano Cuore delle Marche, il loggiato di San Francesco del ‘400, poi modificato, rialzato, che si rivela una gradevole passeggiata sotto diciannove archi. Ammirare da qui tutta la piazza dalla lunga pianta triangolare in piani degradanti fa sì che il mio sguardo si posi sull’elegante e bellissima fontana dello Sturinalto, ideata allora per festeggiare l’arrivo dell’acqua nella città. In pietra di Assisi, opera di Giovanni e Nicola Pisano, la pianta ottagonale si disegna nella piazza su tre piani in cui formelle finemente scolpite rievocano le arti liberali, il lavoro manuale quotidiano, segni zodiacali legati ai lavori della terra dei singoli mesi, mentre l’ultimo tassello, in alto, è una splendida tazza in rame da cui zampilla l’acqua. L’ammirazione artistica si unisce all’ammirazione per un’ardita opera di ingegneria, per cui l’ingegnere idraulico Boninsegna Veneziano riuscì a spingere in salita le acque del fiume Paciano con un condotto idraulico a pressione. Davvero non solo un gioiello estetico del’ 200, sobrio e raffinato, ma anche un gioiello tecnico impensabile per quei tempi che fu costruito a Fabriano Cuore delle Marche.

Piacevolmente la mia passeggiata a Fabriano Cuore delle Marche continua passando davanti al Palazzo del Comune, edificato dai Chiavelli che rivela al suo interno uno dei teatri più interessanti delle Marche per estetica squisita e validità acustica, intitolato al pittore per eccellenza, Gentile da Fabriano.

Ecco allora che davanti ai miei occhi e nella mia mente scorrono le opere stupende di questo artista al quale la città natale tributò qualche anno fa una magnifica mostra itinerante. Riunire a Fabriano le sue opere disseminate in tutto il mondo, inserendole in una pletora di artisti minori e fulgidi, ha voluto non solo esaltare il legame con le sue origini, ma magnificare anche il grande fervore di questa terra. Rendere un omaggio così profondo, direi carnalmente inserito nella città natale, ha voluto dire cercare di capire meglio Gentile, in bilico, ancora oggi, tra espressione di un gotico delle corti e attore poliedrico dell’arte rinascimentale.

In questo dilemma di pensieri e ricordi di studi universitari, direi quasi per un richiamo naturale, mi dirigo verso la Pinacoteca Civica, ex Ospedale di Santa Maria del Buon Gesù. Edificato nella seconda metà del ‘400 per riunire le diverse realtà ospedaliere, la sua composita facciata, un portico voltato a crociera, cinque arcate a sesto acuto di ampiezza diversa sulle quali si appoggiano raffinate finestre a bifore, è uno squisito invito ad entrare per intraprendere un viaggio nella pittura, nella scultura tra artisti minori e più fulgidi, ma testimoni tutti di un fermento spirituale e culturale, intenso e capillare. Dal Romanico con Maestro di Sant’Agostino la cui Crocifissione dai colori accesi colpisce per la vivacità espressiva si scivola verso il Gotico al cui periodo sono da ascrivere due opere di un prolifero pittore locale, Allegretto Nuzi, il Gesù Bambino, potentemente espressivo nella sua dolcezza e la Madonna col Bambino, immagini delicate dai vestiti riccamente decorati in oro.

Lo sfilare nelle sale a seguire è un continuo di arazzi di scuola fiamminga fino ai dipinti dai volumi e dalle geometrie perfettamente armoniose inserite in uno spazio prospettico perfettamente costruito. Sono al cospetto del Rinascimento pieno, ricco di splendide opere di minori, di un susseguirsi di Madonne col Bambino, dalla delicata luminosità che rendono leggeri, nella loro precisa geometria, gli spazi in cui prendono forma eleganti figure dai delicati tratti.

L’inaspettata ricchezza delle opere di Fabriano Cuore delle Marche è un divenire incessante tanto lo sguardo ed il pensiero a fatica riescono a seguirne il ritmo. Rimane però il desiderio di riflettere e di pensare a quanto questa terra sia stata una fucina di stimoli che riguardavano la vita dell’uomo nella sua interezza, direi interiore e “corporale”. Me ne allontano con il desiderio di approfondire conoscenze in me epidermiche e, se, fnora quanto ho visto a Fabriano, ha avuto l’effetto di voler ancor più scavare nel sapere, direi che questa città ha un effetto magicamente propedeutico …e non è finita certo qui!

Fabriano: Cuore delle Marche salame lardellato

Prima di andare alla ricerca del Museo della Farmacia, delle Arti e Mestieri, del Pianoforte, il vuoto che avverto al mio apparato digerente mi spinge a chiedere notizie del famoso Salame di Fabriano.

Mi si perdonerà se, dopo tanto misticismo e tanta arte, il mio istinto di sopravvivenza mi fa sognare un profumato pane ricco del famoso salame. Chiedo a dei signori davvero gentili dove trovare “il più buono”; orgogliosi della fama del loro prodotto, mi portano in una norcineria, ma non solo nella bottega, dove il peccato di gola è assicurato, ma nei loro sotterranei che sono un inno alla genuinità, alla sacralità di antiche usanze artigiane, ma ancora un viatico a potenti tentazioni di golosità.

Quel pane fragrante farcito di un salame dal gusto così poderoso, delicato nel contempo, mi riporta fantasticamente alle merende del tempo della mia infanzia tra i compiti di scuola ed i giochi così desiderati !..Salutati i miei allegri, improvvisati conviviali, mi immergo di nuovo nel mio cammino tra arte e curiosità.

Da sempre ho desiderato visitare la Farmacia Mazzolini Giuseppucci, alla quale mi avvicino per poi entrare con l’aspettativa di vedere un magnifico arredo ed oggetti preziosi. Direi che accompagno il primo sguardo con una esclamazione ammirata che trattengo a malapena per non disturbare la pacatezza magica del luogo.

E’molto di più di un magnifico scrigno ligneo neogotico, è un inno alla scienza, alla medicina, ai grandi uomini che hanno contribuito a rendere migliore la vita dell’uomo tra il diciottesimo e diciannovesimo secolo.

Prendono vita le grandi scoperte che riguardano la chimica, la fisica, la medicina, sfilano ritratti di uomini come Volta, Selmi, Avogadro, Rongten, Hofmann, Franklin, Ratti, famosi e no, ma prepotentemente presenti nella vita attuale di tutta l’umanità. E’ un viaggio elegante tra intagli lignei in ebano ed acero dalle Arti Speziali di un tempo sino all’ufficializzazione della Farmacopea al tempo del Regno d’Italia : misure, pesi, sostanze allora omologate animano vasi, boccette della preziosa collezione Ginori le cui raffinate etichette in lacca ed oro zecchino ne indicano il contenuto. Tesori come la Farmacia Giuseppucci, forse sede di incontri segreti della Massoneria, una delle storiche società segrete a favore dell’ Unità d’Italia, ancora una volta testimoniano il fermento vivace che pulsava, sotterraneo, in una terra dominata dallo stato pontificio.

Ecco allora che tutto mi è chiaro, sempre più mi convinco che visitare questi piccoli centri aiuti a capire la vera società di un tempo, dal pullulare di queste piccole storie, germi, forse quasi inconsapevoli, seguaci nel contempo di grandi avvenimenti studiati nella vita scolastica di tutti noi.

Da un tesoro all’altro, entro nel Museo del Pianoforte: coreografie eleganti, atmosfere deliziose, incorniciano le sale, che ospitano gioielli come quei clavicemboli, pianoforti dove Mozart, Beethowen, Chopin, Ravel hanno composto i loro capolavori. Ecco allora che rimango stupita nel vedere, tra antichi giochi raffigurati, un piccolo pianoforte per un bimbo, sospeso in un’atmosfera giocosamente seria. La strana forma rettangolare di un pianoforte cattura la mia attenzione trasformandosi in uno splendido tavolino con cassetto per gli spartiti, mentre di lì a poco mi colpisce il particolare di un pianoforte a cinque pedali dove Mozart si divertiva a comporre le sue giocose marce, le “turcherie”. Prepontemente il pianista, la voce guida in questo scrigno della musica, fa rimbalzare le martellanti suonate del compositore che mi accompagnano verso il termine di questa visita tanto particolare quanto inaspettamente raffinata.

Fabriano: Cuore delle Marche viaggi nelle marche

La mia curiosità in questo, purtroppo, breve viaggio a Fabriano è ancora forte e mi sollecita a dirigere i miei passi verso il Museo degli Antichi Mestieri.

Entro con uno stato d’animo di leggera frivolezza ed invece si rivela uno spaccato di vita tra il 1920 ed 1960 ed allora quella leggerezza si trasforma in un commovente pensiero per i protagonisti di quegli anni che, dopo due tragiche guerre, seppero ricostruire con grande dignità il Paese.

Ed allora rivedo la bicicletta dell’arrotino con i suoi preziosi attrezzi, ritorna il carrettino del gelataio per me, allora bambina, particolarmente atteso, del lattaio che in inverno ed in estate, di buon mattino, portava il latte appena munto.

E’ stato davvero commovente rivivere gli anni della vita dell’infanzia ed in un attimo sono passati i volti di quelle persone che erano di famiglia.

Questo omaggio all’Italia del dopoguerra, al secondo dei quali sono stata, in parte, testimone diretta, a quell’Italia i cui sacrifici immensi vedevamo nelle fatiche, negli occhi dei nostri nonni, dei nostri genitori, chiude temporaneamente il mio viaggio che riprenderà alla riscoperta di tesori, di storie sublimi…

Fabriano: Cuore delle Marche

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