La mia avventura parte dal piccolo aeroporto di Falconara, nelle Marche, e dopo 1 ora e mezzo di volo sono già atterrata al Fontanarossa di Catania, primo scalo del Mezzogiorno per traffico totale di passeggeri e secondo scalo italiano per traffico nazionale. Vi consiglio di noleggiare una macchina per essere liberi negli spostamenti, e godersi ogni paesaggio si presenti a voi durante il percorso di viaggio
La prima tappa del tour è Catania, la seconda città più popolata della Sicilia, nonché capoluogo di provincia.
Le origini della città sono molto antiche, le prime notizie risalgono al popolo preitalico dei Siculi. Divenuta colonia greca nell’VIII secolo a.C., in seguito passò sotto il dominio dei Romani che resero la città molto forte. Con la caduta dell’Impero Romano, Catania passò sotto il potere degli Ostrogoti, i quali si occuparono della ricostruzione delle mura della città. Fu poi il turno degli Arabi e dei Normanni, i quali provvidero a ridarle la sede vescovile; in questo periodo la cultura della città fu fortemente influenzata da quella dei suoi dominatori.
Passata poi sotto gli Svevi e gli Angioini, i quali la occuparono militarmente, fu conquistata infine poi dagli Aragonesi. Per un breve periodo, dal 1402 al 1416, fu capitale del Regno di Sicilia. Quando il Regno di Sicilia passò sotto il potere degli Spagnoli fu creato il Regno delle Due Sicilie, con Napoli come capitale. Fu solamente nel 1860 che Catania fu liberata dai Mille di Garibaldi ed entrò a far parte del nascente Regno d’Italia.
Patria del musicista Vincenzo Bellini, dalla cui opera nasce il tipico piatto catanese, “la pasta alla norma”, Catania è anche la città di scrittori come Giovanni Verga, Luigi Capuana, Ercole Patti, Federico De Roberto. Al musicista è dedicato il Teatro Bellini, inaugurato nel 1890 con una rappresentazione della Norma. Il Teatro ospita sulla facciata barocca le statue della Musica, della Poesia, della Tragedia e della Commedia; all’interno, la straordinaria volta affrescata sovrasta i duemila posti a sedere.
La tomba del musicista riposa ora all’interno del Duomo di Sant’Agata, che occupa la piazza principale di Catania, Piazza Duomo. La Cattedrale di Sant’Agata, è dedicata alla sua patrona vergine e martire. L’originaria costruzione normanna venne distrutta dal terremoto del 1693, perciò l’edificio attuale è il frutto della ricostruzione del 1711. La magnifica facciata barocca che alterna la pietra lavica nera alla chiara pietra calcarea di Siracusa, creando un unicum.
Nel mese di febbraio, la città di Catania rievoca la sua protettrice con la tradizionale “Festa di Sant’Agata“, una festa patronale tra le più belle al mondo, tra culto, devozione, folclore e tradizioni. I devoti indossano il tradizionale sacco, un berretto di velluto nero, guanti bianchi e sventolano un fazzoletto bianco stirato a fitte pieghe, e portando in mostra per la città la statua della Santa, luccicante di oro e di gemme preziose. Il busto di Sant’Agata viene issato sul fercolo d’argento rinascimentale, foderato di velluto rosso, il colore del sangue del martirio. Una sosta viene fatta alla marina da cui i catanesi addolorati, videro partire le reliquie della santa per Costantinopoli. Poi una sosta alla colonna della peste, che ricorda il miracolo compiuto da sant’Agata nel 1743, quando la città fu risparmiata dall’epidemia.
Nella piazza antistante il Duomo, la Fontana dell’Elefante, un monumento del Settecento costituito da un elefante di pietra lavica sovrastato da un obelisco di granito. Simbolo e portafortuna della città.
Catania è dominata da chiese barocche nel centro storico, in particolare lungo via Crociferi si affacciano: Chiesa di San Benedetto, Palazzo Asmundo Francica-Nava, con il meraviglioso giardino pensile, la Chiesa di San Francesco Borgia, dove il grande compositore Vincenzo Bellini suonava l’organo.
Dopo tanta bellezza, prendiamoci una pausa e dissetiamoci con una gustosa granita, dolce fresco che accompagna i catanesi soprattutto nei mesi estivi perché rinfrescante e leggero. Le origini di questo “ghiaccio dell’Etna” risalgono al Medioevo, quando esisteva il “nivarolo”, ossia colui che andava a raccogliere la neve sull’Etna. Il ghiaccio raccolto veniva conservato durante l’anno nelle “neviere”, poi veniva grattato e impiegato nella preparazione di sorbetti e gelati, versandovi sopra spremute di limone o sciroppi di frutta o di fiori, che erano una vera e propria poesia per il palato.
Rimettiamoci in marcia con l’obiettivo di vivere un’esperienza memorabile partendo dai piedi di sua maestà l’Etna. Un’escursione da svolgere con un adeguato abbigliamento, pantalone lungo, scarpe sportive, giacca paravento ed anti-pioggia, ed affidandosi a guide naturalistiche esperte.
Arrivate in auto fino al Rifugio Sapienza, da qui prendete la funivia dell’Etna fino alla Montagnola (2.500 metri s.l.m.): scesi dalla funivia si sale in gruppo con i camioncini fuoristrada fino alla Torre dei Filosofo (3.000 metri s.l.m) e poi si prosegue a piedi con la guida per raggiungere i crateri. Antichi crateri e nuove colate, paesaggi lunari, bombe vulcaniche e vedute mozzafiato, oltre ad esperimenti sensoriali consigliati dalle guide. Un’emozione unica.
Una volta riportati i vostri piedi alle pendici dell’Etna sentirete i brividi pervadere il vostro corpo, e come un senso di onnipotenza accarezzarvi, increduli dell’esperienza appena vissuta e con la voglia di affrontare qualche altra sfida.
Per scaricare l’adrenalina provata durante questa escursione, vi suggerisco di trascorrere il resto della giornata tra Aci Trezza ed Aci Castello; quest’ultima è un piccolo borgo reso famoso da Ovidio e Virgilio che raccontarono di questo luogo come teatro dell’amore tra un pastore di nome Aci e la giovane ninfa Galatea, della quale era innamorato anche Polifemo, il dio del mare.
Aci Trezza invece è un piccolo centro peschereccio, un luogo che incanta per le sue bellezze paesaggistiche. Nella zona troverete tantissimi ristorantini, se potete fermativi per assaggiare la specialità delle sarde alla beccafico, la rielaborazione popolare di un piatto di lusso. Mai mangiato nulla di simile !
Abbiamo già scoperto tante meraviglie di questa terra, ma tanto altro ancora ci aspetta. Di certo non si può tralasciare una visita alla famosissima Taormina, un diamante sulla terraferma che brilla in tutto il mondo. Circondata dell’azzurro cristallino del mare dell’Isola Bella, Taormina è un isolotto grande circa 1 kmq, unito alla terraferma da una sottile striscia di sabbia, che mostra il suo splendore sul corso Umberto I, un’elegante via dello shopping ricca di testimonianze architettoniche ed artistiche di epoche diverse.
Insomma parliamo di una perla rara, che vi consiglio di visitare dal tramonto fino a sera; è di sera che ci si va a divertire in Piazza IX Aprile, una suggestiva terrazza panoramica sul mare dove si affacciano la chiesa barocca di San Giuseppe, l’ex chiesa gotica di Sant’Agostino e la torre dell’Orologio. Da vedere, anche il famoso Teatro Greco di Taormina.
Un luogo molto amato dai siciliani sono le Gole di Alcantara, meta irrinunciabile per gli amanti della natura e degli itinerari naturalistici. Le Gole dell’Alcantara sono un vero e proprio canyon originato da fenomeni di raffreddamento di antichissime colate laviche solcate, al centro, dalle acque del Fiume Alcantara. Potrete concedervi sport di qualsiasi genere, o semplicemente passeggiare in questa oasi di silenzio, allietati dal moto dell’acqua che scorre.
Scendiamo ora verso sud dell’isola e facciamo tappa a Siracusa, una delle città più antiche della Sicilia, roccaforte durante il periodo della Magna Grecia, luogo ideale dove arte e cultura mescolano profonde radici del passato. Attraverso l’epoca greca, romana e bizantina, la città di Siracusa ha accumulato preziose testimonianze architettoniche, nonostante il terremoto del 1693. La ricostruzione dopo il tragico evento ha però segnato la rinascita barocca di Siracusa.
Comincio la passeggiata dall’Isola di Ortigia, cuore della città e quartiere senza tempo ricco di botteghe, castelli protetti, fontane adornate da immagini mitologiche; semplicemente una bomboniera.
Sul punto più alto dell’Isola di Ortigia, si erge la splendida Piazza Duomo di Siracusa, simbolo della ricostruzione barocca della città. Qui possiamo ammirare alcuni dei principali edifici storici e religiosi del centro. Il bianco candore della pietra calcarea dona alla piazza un alone di candore misto a maestosità che colpisce al cuore di chiunque la ammiri.
La Piazza è dominata dal meraviglioso Duomo, dedicato alla Natività di Maria, con la sua sontuosa facciata; l’edificio originario risaliva al VII secolo ed era un tempio dedicato ad Atena, come testimonia il colonnato dorico che lo cinge. Proseguendo a piedi in tutta tranquillità, incontrerai con lo sguardo la Piazza Archimede ed i suoi palazzi, e la fontana di Diana.
Ultima tappa del tour è la Valle di Noto, culla del barocco siciliano per eccellenza.
Nella Valle di Noto ci sono tre luoghi che ho amato particolarmente: Noto, Marzamemi e la Riserva di Vendicati.
Noto, ha origini antichissime, ma quello che si percepisce oggi è il frutto della ricostruzione dopo il devastante terremoto del 1693 che la distrusse completamente. Furono chiamati gli artisti più brillanti dell’epoca da tutta la Sicilia, che la progettarono come la scenografia di un film, studiando le prospettive per renderla perfetta.
L’ingresso al centro storico è annunciato dalla Porta Reale, un impattante arco di trionfo dell’800, costruito per la visita del re Ferdinando II di Borbone detto il re delle due Sicilie. Davanti a Voi si aprirà l’asse principale della città Corso Vittorio Emanuele.
Continuando a percorrere Corso Vittorio Emanuele si arriva a piazza municipio, dove ammirare la Cattedrale e Palazzo Ducezio. Percorrendo ancora qualche metro rallenterete perché catturati da via Nicolaci, una strada in pendenza delimitata da bellissimi palazzi barocchi, caratterizzati da balconcini molto fantasiosi, adornati da sirene, putti, cavalli e perfino leoni e personaggi della mitologia.
Gustatevi un pranzetto in uno dei tanti localini che animano il corso, ed apprezzare l’ampia offerta di prodotti tipi del luogo come la lumera, una sorta di pizza focaccia a base di salsa di pomodoro dolce, olio e basilico per poi proseguire con un pezzettino di cioccolato di Modica o un pugno di mandorle d’Avola
Sarà un’esperienza un po’ “selvaggia” ma i vari ecosistemi che si alternano, un laghetto meta prediletta dei fenicotteri che migrano verso l’Africa vi ripagheranno della rinuncia alla comodità.
Dal mio punto di vista però il luogo del cuore della Val di Noto, è Marzamemi, piccolo porticciolo, che consiglio di raggiungere nel tardo pomeriggio, per un aperitivo in piazzetta, e poi una cenetta a base di pesce fresco ad un prezzo più che buono. Inebriati dal profumo del mare, si perde il controllo dello scorrere delle ore. Ricordo l’atmosfera raccolta, il vociferare delle persone sulla piazzetta Regina Margherita, la tonnara più antica delle Due Sicilie, le due chiese del borgo dedicate entrambe al santo patrono, San Francesco di Paola, il Palazzo di Villadorata e, tutt’attorno, le case dei pescatori risalenti al 1600. Approfittate dell’ora del tramonto per cogliere con una fotografia il ricordo di colori indimenticabili, con il rosa del cielo che accarezza le piccole barchette legate al porto. Un luogo che trasmette la leggerezza d’animo, di un tempo fatto di semplicità ed essenzialità delle cose.
Cosi, illuminata, affacciata sul mare e sull’antico porticciolo dei pescatori, Marzamemi acquista un fascino fiabesco. Davvero meraviglioso.
La Sicilia è un tuffo nella storia, nel passato e nel presente, una terra che va assaporata lentamente, aprendo tutti i sensi. Paesaggi mozzafiato riempiranno i vostri occhi, il silenzio del mare soddisferà il vostro udito, la tradizione culinaria appagherà il vostro gusto, il profumo del pesce appena pescato inebrierà l’olfatto.