La Transiberiana d’Italia

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Alla scoperta della La Transiberiana d’Italia

Fino a qualche anno la parola Transiberiana avrebbe fatto pensare a chiunque alla storica linea ferroviaria che attraversa la Russia da Mosca fino a Vladivostok in un percorso di oltre 9 mila chilometri; ma da qualche tempo a questa parte anche l’Italia può vantare la sua personale Transiberiana, in una delle regioni più verdi della nostra penisola, l’Abruzzo.

Questa ormai famosa linea ferroviaria che unisce le città di Sulmona, in Abruzzo, e Isernia, in Molise, è considerata la più panoramica d’Italia, poiché attraversa Parchi Nazionali e Riserve Naturali in un tracciato spettacolare fatto di monti, prati, gole e paesini in cui le tradizioni rimangono ancora vive; è inoltre la seconda più alta in Italia, dietro soltanto alla rete del Brennero.

Venne inaugurata nel 1897 e per la sua valenza turistica e per l’ingegno che manifesta, venne inserita nella guida Touring Club d’Italia del 1910. Il suo tracciato copre quasi 130 km e lungo il percorso numerose sono le opere ingegneristiche ed idrauliche che si possono ammirare, come ad esempio gallerie, ponti, viadotti, acquedotti, paravalanghe – siamo pur sempre in montagna – e 21 stazioni. Fino al 1974 i tempi di percorrenza di tutta la linea erano di oltre 5 ore, con la successiva introduzione del diesel, il tempo si è ampiamente ridotto a circa 2 ore e mezzo.
La storia della Transiberiana ebbe non pochi eventi da raccontare come il fatto che venne bombardata dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale e venne poi ricostruita e riattivata solo nel novembre 1960.

Il ventennio successivo fu quello dello splendore di quest’opera, proprio in questo momento apparve infatti, per la prima volta, il termine “Transiberiana” associato a questa linea ferroviaria.

Il giornalista Luciano Zeppegno, la definì la Transiberiana d’Italia “Piccola Transiberiana” poiché, essendo una tratto per lo più montano, le abbondanti nevicate, lo portarono a collegare questa rete alla vera Transiberiana russa.

Gli anni Ottanta, segnarono poi e l’inizio del declino, si iniziarono infatti a chiudere delle tratte, fino ad arrivare alla sua completa chiusura, prima del tratto Isernia – Castel di Sangro nel 2010 e, nell’anno successivo, del tratto Castel di Sangro – Sulmona.
Fortunatamente, 4 anni dopo la chiusura del primo tratto, nel maggio del 2014, la Fondazione FS Italiane ha voluto fortemente la riapertura della linea ferroviaria come ferrovia storica, cercando, in questo modo, di riportare all’antico splendore la Transiberiana d’Italia, collaborando anche con un’associazione che oggi si occupa della gestione della rete ferroviaria.

Il mio viaggio in locomotiva storica, svoltosi nella primavera dello scorso anno, inizia dalla città dei confetti, Sulmona e ha come sua stazione finale Castel di Sangro, a circa 800 metri sul livello del mare. Saliamo di buon mattino a bordo di una delle carrozze d’epoca chiamate “Centoporte”, costruite negli anni Trenta, e la prima impressione che abbiamo è quella di essere catapultati indietro nel tempo; sedendoci all’interno delle carrozze lignee parte così il nostro viaggio nel cuore delle montagne abruzzesi!

La Transiberiana d’Italia inizia il suo viaggio risalendo la Valle Peligna, detta anche Conca di Sulmona, un altopiano che inizia a farci assaporare aria e paesaggi di montagna, conducendoci pian piano all’interno dei territori del Parco Nazionale della Majella. I paesaggi che scorrono al finestrino danno l’impressione di essere all’interno di un vero e proprio documentario “dinamico”, in cui lo scenario cambia costantemente facendo si che lo scopo del viaggio non sia la meta finale, ma il viaggio stesso.

In circa un’ora e mezza fatta di spiegazioni da parte di guide locali e allietati da musicisti itineranti presenti a bordo, arriviamo a Palena, sugli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, a quota 1258 metri sul livello del mare. Questa stazione è la seconda più alta d’Italia e una volta scesi veniamo accolti da altri musicisti e da piccoli stand gastronomici con prodotti locali, specialmente formaggi, in una cornice davvero unica, l’Altopiano di Quarto Santa Chiara.

Le guide locali ci hanno spiegato che queste zone sono state il set cinematografico di alcune scene invernali del famoso film Dottor Zivago del 1965 e che, da qui, possono partire numerose escursioni sia a piedi che in bicicletta.

Circa un’ora dopo il nostro arrivo con la Transiberiana d’Italia a Palena, risaliamo in treno e iniziamo la nostra discesa verso la Valle di Sangro, una valle fluviale creata dal lavorio dell’acqua del fiume Sangro e di cui Castel di Sangro è il borgo principale. Questo centro abitato è posto al di sotto di uno sperone roccioso e la sua fondazione è probabilmente risalente a prima del IX secolo, poiché esistono testimonianze scritte della costruzione di un baluardo con torre e castello su fondamenta preesistenti da parte dei Conti Marsi proprio in quel secolo. Poichè la nostra sosta qui sarà più lunga, decidiamo di uscire dalla stazione e passeggiare fino al centro storico per cercare qualcosa da mangiare tipico.

La cucina di questa zona d’Abruzzo è fatta di tradizioni antiche e ingredienti semplici; regine indiscusse sono la carne ovina, con gli arrosticini, e la pasta fresca, rinomati sono i maccheroni alla chitarra conditi con il ragù di castrato.
Finito il pranzo ci ricordiamo di ciò che le guide itineranti sulle carrozze ci avevano detto, ovverosia che nel primo pomeriggio una visita guidata sarebbe stata a disposizione dei passeggeri partendo da Piazza Plebiscito, perciò decidiamo anche noi di unirci.

Il tutto inizia proprio dalla piazza per proseguire successivamente verso la parte alta del Borgo di Castel di Sangro, la Civita, con la splendida Basilica di Santa Maria Assunta.

Il centro storico si mostra come un dedalo di vie e noi proseguiamo verso l’antico Palazzo de Petra per ammirare le opere di Teofilo Patini, pittore nativo di Castel di Sangro, la cui vena artistica si manifestò dipingendo le misere condizioni della gente del suo tempo.

La visita prosegue poi fino alla confluenza dei fiumi Sangro e Zittola, fuori dal centro cittadino, un luogo senza tempo in cui l’ex Convento della Maddalena del XV secolo custodisce le bellezze del Museo Archeologico.

Purtroppo anche il tempo nell’ultima tappa di questo percorso è giunto al termine e quindi ci dirigiamo nuovamente in stazione per tornare a Sulmona.

Lungo la strada che ripercorriamo a ritroso le impressioni e le emozioni che si susseguono sono direttamente collegate alle immagini che vediamo dal finestrino: alte montagne, vallate rigogliose e nuvole che si rincorrono in cielo creando dei chiari scuri sul paesaggio circostante e regalando degli attimi di autentica pace al colui che viaggia all’interno delle carrozze d’epoca.
Questo gioiello, frutto della mente umana, dona al viaggiatore tanto “materiale” su cui riflettere e il mio pensiero è andato proprio all’abilità e all’ingegnosità di coloro che alla fine dell’Ottocento cercarono di collegare le parti più impervie della regione, creando una linea che segue e si adatta armoniosamente al paesaggio non sempre amico dell’uomo.

Questa rete ferroviaria storica oggi è il simbolo di un’Italia che ancora resiste, quella fatta di paesini, di tradizioni antiche e autentiche e infine di paesaggi da cartolina che non sono poi così distanti dalle nostre realtà quotidiane.

                                                                                           MARTINA

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