Napule mille parole

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E’ passato un anno da quel weekend a Napoli a fine marzo, eppure le immagini ed i ricordi che mi scorrono nella mente sono ancora cosi nitidi e vicini. Al sol pensiero di quelle belle giornate, il corpo è risvegliato da emozioni molteplici, legate ai paesaggi mozzafiato ed ai momenti spensierati vissuti con gli amici cari con cui ho condiviso il viaggio.

Oggi vi racconterò la meravigliosa Napoli, scoperta durante un weekend trascorso con gli amici e la rumorosa prole quattordicenne al seguito. L’avventura non poteva che svolgersi in pullman, il mezzo di trasporto ideale a poter stare insieme durante le ore che ci separano dalla meta.

Partenza fissata poco prima dell’alba; tutti noi siamo muniti di coperte e cuscini, ma l’emozione è così palpabile che, tranne qualche dormiglione cronico, la compagnia inizia da subito a rumoreggiare per pianificare il tour cosi da goderci pienamente ogni singola meraviglia che la città partenopea ci offre, senza ritmi forsennati. Ovviamente il programma delle giornate dovrà essere confermato dai nostri compagni di viaggio, Vincenzo e Maria Rosaria, napoletani DOC, ma trasferitisi ad Ancona anni fa per lavoro. Con loro il motto della nostra compagnia diventa “chiane chiane ueh“.

Dopo la dovuta sosta per caffè e colazione, anche i più assonnati cedono alla voglia di “cantare” le canzoni di Pino Daniele mentre la strada scorre veloce avanti a noi, e in men che non si dica il pullman ci lascia scendere al porto proprio sotto il Maschio Angioino. Già guardandolo da fuori, il possente e misterioso Castello voluto da Carlo D’Angiò, ci trasmette storia, arte, leggende ed intrighi. Decidiamo quindi di ammirare cotanta bellezza, e poi proseguiamo la nostra passeggiata “chiane chiane” verso il Teatro San Carlo e la Galleria Umberto I. In un attimo ci ritroviamo nella maestosa Piazza del Plebiscito, ribattezzata dai partenopei “Piazza Pino Daniè” dopo che il funerale dell’artista si è tenuto nella bellissima Basilica Reale Pontificia di San Francesco e Paola, una delle poche in Italia a pianta circolare in stile Neoclassico. Sosta d’obbligo al “Caffè Gambrinus” il locale in stile Liberty che conserva al suo interno stucchi, statue e quadri di artisti Napoletani di fine 800, reso celebre da personaggi illustri e ospiti famosi quali: Gabriele D’annunzio, Benedetto Croce, Oscar Wilde, Ernest Emingway, Sartre, il Principe De Curtis in arte Totò e De Filippo, solo per citarne alcuni. Se chiudo gli occhi, riesco ancora oggi a sentire il profumo del caffè napoletano, una vera gioia per il palato.

Proseguiamo in via Chiaia tra le vetrine di negozi delle marche più prestigiose, per la felicità delle signore del gruppo, e poi svoltiamo in Corso Vittorio Emanuele fino ad arrivare alla Certosa di San Martino. Qui, dall’alto della collina del Vomero si gode di una vista mozzafiato a 360° sul Golfo di Napoli con il Vesuvio che fa da padrone. Siamo fortunati, ed il bel tempo che caratterizza la giornata ci permette di spingere lo sguardo fino ad Ischia e Capri. Puro incanto della natura!

Dalle mura Medioevali di Castel Sant’Elmo, resto colpita da una via che sembra tagliare in 2 la città vecchia, cosi il mio amico Vincenzo mi illumina chiedendomi se avessi mai sentito parlare di “SpaccaNapoli” e mi faccio promette che non lasceremo Napoli senza esserci stati. Le vie del centro offrono molte prelibatezze tipiche dolci e salate, e lo “street food” partenopeo, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, inebria gli angoli che stiamo percorrendo. E’ l’ora di pranzo, così insieme agli altri avventori mi metto in fila davanti ad un locale che indica come specialità la pizza fritta. Scelta azzeccatissima, la pasta si scioglie in bocca e si fonde insieme alla mozzarella ed al pomodoro scatenando un delirio per le papille gustative. Penso che la Dea bendata mi stia assistendo, e invece mi rendo poi conto che è praticamente impossibile trovare un posto in cui si mangi male.

Da Castel Sant’Elmo scendiamo verso il Lungomare Caracciolo e il suo castello più antico, Castel dell’Ovo, noto perché vi approdò la sirena Partenope che diede il nome alla città. E’ in questo momento che dalle sue mura ammiro uno degli spettacoli che non dimenticherò mai: il tramonto sul Golfo di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo, ed il cielo che si tinge di arancione e giallo, resteranno per sempre impressi nella mia mente e nel mio cuore come una delle più belle immagini. Immortaliamo lo spettacolo con una foto di gruppo, ma nessun supporto tecnologico o fotografia riuscirà mai a descrivere le sensazioni provate in quel momento.

I nostri piedi iniziano ad implorare pietà ma il nostro stomaco li convince a fare l’ultimo sforzo per arrivare nella pizzeria Brandi che nel 1889 preparò tre diverse pizze in occasione della visita del Re Vittorio Emanuele e di sua moglie, la Regina Margherita di Savoia, la quale ispirò il nome della pizza più conosciuta al mondo. Dopo cena il pullman ci attende per portarci in hotel, e dopo i 12 km percorsi a piedi, sempre “chiane chiane”, ma sempre 12 km restano, e un bagno caldo sveniamo praticamente a letto. “Fortuna” vuole che sia l’ultima Domenica di Marzo e coincida con il cambio dell’ora pertanto dormiamo anche un’ora in meno. La mattina ci troviamo nella sala per la colazione carichi di aspettative per questa seconda giornata, la nostra sete di conoscenza non è di certo inferiore a quella della giornata precedente. Ci attendono le visite alla Napoli sotterranea e il Cristo Velato, rigorosamente prenotate per scongiurare le file interminabili.

Arriviamo a Piazza San Gaetano, ingresso della Napoli Sotterranea, passando per San Gregorio Armeno, la celebre via degli artisti del Presepio Napoletano. E’ mattino presto e riusciamo ad ammirare e apprezzare i lavori esposti in ogni bottega dai mastri presepai, senza il caos dei turisti tipico delle ore di punta. Incontriamo all’appuntamento la nostra guida Francesco Capuano, uno degli speleologi che ha scoperto e approfondito gli studi sulla meravigliosa Napoli Sotterranea. Ci tiene per 3 ore appesi alle sue labbra che narrano racconti e leggende, illustrandoci in ogni dettaglio questo capolavoro geologico partenopeo, mentre ci addentriamo tra cunicoli e “piazze sotterranee”.

Il ritorno in superficie prevede che ci dirigiamo verso il Museo Cappella San Severo; la nostra visita al Cristo Velato è prenotata per le 13:00. Anche qui la prenotazione è d’obbligo. Superiamo una lunga fila. Il capolavoro di Giuseppe Sanmartino giace li, disteso a pochi centimetri da noi in tutta la sua bellezza e delicatezza. La moderna sensibilità dell’artista scolpisce, scarnifica il corpo senza vita, che le morbide coltri raccolgono misericordiosamente, sul quale i tormentati, convulsi ritmi delle pieghe del velo incidono una sofferenza profonda.
Dopo l’emozionante visita al Cristo velato, ci tuffiamo nelle friggitorie di Spaccanapoli per poi finire nelle pasticcerie ad assaporare ogni golosità: sfogliatelle, babà, struffoli e zeppole..Purtroppo il tempo a nostro disposizione sta terminando, e ci dobbiamo dirigere all’appuntamento con il pullman, risalire e far ritorno verso casa.

Due giorni intensi che sicuramente non sono bastati per “assaporare” tutte le bellezze architettoniche e culinarie che Napoli può offrire, ma che sono certamente serviti per calmare la mia fame di emozioni e hanno lasciato ricordi che rimarranno indelebili nel mio cuore e nella mia mente.

Vi lascio con questa frase di Johann Wolfgang Von Goethe: “Da quanto si dica, si narri o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia,il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate … Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi.

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