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Alla scoperta della Puglia: Alberobello, Fasano e Castellana Grotte

Quando si parla di Puglia, generalizzare sulla cucina, sulla cultura, sull’arte e sui paesaggi è l’errore più grande che possiate fare e questo perchè la sua lunghezza è di oltre 400 km e le popolazioni che l’hanno abitata sono state così numerose che l’hanno plasmata in ogni suo angolo al punto da regalarci oggi una regione dalle molteplici sfaccettature che non riesce proprio a stancare il viaggiatore che qui arriva.

Oggi il mio racconto si vuole focalizzare su una zona centrale della regione, compresa tra la Provincia di Bari e quelle di Brindisi e Taranto, la Valle d’Itria.

Il nome con molta probabilità deriva dalla Cappella della Madonna dell’Odegitria, la quale si colloca nella Chiesa dei Cappuccini di Martina Franca. Qui si trova un’antichissima effige che testimonia un culto di derivazione bizantina introdotto nei primi anni dell’anno Mille da monaci basiliani. La valle era denominata infatti Valle della Madonna dell’Odegitria, ma con il passare del tempo il nome ha subito una mutazione fino a diventare quello che conosciamo oggi, ovverosia Valle d’Itria.

Questa zona d’Italia è una delle più visitate in assoluto e non ci è difficile capirlo visto che qui si trovano delle costruzioni che hanno attirato l’interesse e la curiosità di molti: i trulli, tipiche abitazioni in pietra a secco di forma conica. Percorrendo questa zona si possono scorgere ovunque queste costruzioni ma è ad Alberobello che si raggiunge la massima espressione, infatti la città è anche definita la “Capitale dei trulli” e, grazie alla sua unicità architettonica, nel 1996 è entrata nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco e rientra anche tra i Borghi più Belli d’Italia.

Ma cerchiamo di capire la storia di questo luogo e delle sue costruzioni. Il nome Alberobello clicca qui deriva dal latino Silva alboris belli, il cui significato è quello di “bosco dell’albero della guerra” e molto probabilmente ci si riferisce ai tempi in cui questa zona era ricoperta da una vegetazione fitta e rigogliosa. Il primo insediamento umano è datato XIV secolo quando questa zona, sotto l’egida del Primo Conte di Conversano Andrea Matteo III Acquaviva d’Aragona, venne abitata da alcuni contadini. Sotto il Regno di Napoli, per evitare di pagare delle tasse sui nuovi insediamenti abitativi, al popolo venne imposto di erigere edifici con mura a secco così che se fossero passati controlli, non sarebbe stato un problema smantellare il tutto; inoltre, questo tipo di tecnica di costruzione era favorita anche dalla grande presenza di pietra carsica e calcarea.

Ecco spiegata l’unicità di queste costruzioni e perdersi tra le viuzze di Alberobello è qualcosa di meraviglioso poichè il bianco e il grigio delle costruzioni si mescolano alla varietà dei colori dei fiori alle finestre e al brulicare di visitatori che ogni anno qui arrivano. Di bellezze da visitare ce ne sono svariate, partiamo dal Rione Monti il quale è formato da ben 1030 trulli allineati lungo otto stradine irregolari che si inerpicano verso la parte più alta del colle. Una volta raggiunta la sommità si può visitare la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, anch’essa un trullo. I trulli che qui potete ammirare sono innumerevoli, i più famosi e fotografati sono i Trulli Siamesi, chiamati così perchè uniti sulla sommità ma comunque dotati di ingressi autonomi che addirittura danno su due strade diverse. Molti trulli in questo rione sono botteghe di artigianato locale e prodotti tipici, alcuni sono addirittura degli hotel, vi posso assicurare che soggiornare qui è una delle esperienze più magiche mai fatte in vita mia. Se si vuole ammirare questa zona dall’alto e portare a casa degli scatti panoramici degni di un fotografo professionista, salite al Belvedere o Terrazza di Santa Lucia, vi garantisco che non rimarrete delusi dallo spettacolo che vi si aprirà davanti.

Altra zona degna di nota è il Rione Aia Piccola, formato da 400 trulli, incredibile ma vero, quasi tutti ancora abitati. Questo è il luogo perfetto per assaporare l’Alberobello autentica visto che è l’unica parte della città a non essere ancora stata invasa da attività turistico – commerciali. Nel Rione Aia Piccola potrete ammirare un trullo a due piani dalla facciata enorme, il Trullo Sovrano, il quale oggi è una casa-museo in cui è possibile ammirare lo stile interno di queste abitazioni tipiche.

Lasciando questo rione e andando verso Piazza del Popolo, ci si accorge dell’esistenza di un complesso di 15 trulli comunicanti tra loro unico nel suo genere, stiamo parlando di Casa Pezzolla, l’attuale sede del Museo del Territorio, una mostra che permette al visitatore di conoscere la storia e la cultura di questa terra così affascinante.

Ovviamente la Valle d’Itria non è solo famosa per le sue costruzioni tipiche, ma anche per delle cavità sotterranee di origine carsica, ovverosia le Grotte di Castellana, scoperte nel 1938 e oggi un vero punto di interesse per il turismo locale.

Una volta fatto il biglietto, si entra all’interno di questo vasto sistema sotterraneo, il cui percorso completo è di circa 3km, e la giacca che per caso avevo messo nello zaino mi torna utile, la temperatura infatti è costante sui 15° e l’umidità si fa sentire parecchio visto che siamo a circa 65 metri di profondità. Lo spettacolo che ci si mostra davanti è di una bellezza entusiasmante, è tutto un susseguirsi di stalattiti, stalagmiti, colonne e creazioni tutte nate grazie al costante lavorio dell’acqua. Il nome della prima grotta è Grave ed è l’unica collegata naturalmente all’esterno, poi il percorso prosegue attraverso corridoi decorati da sculture naturali i cui nomi sono nati dalla fantasia di coloro che per primi qui entrarono, un chiaro esempio sono “la Civetta”, “l’Altare”, “il Serpente” e così via. L’ultimo spettacolo che all’interno di questo complesso possiamo vedere è “la Grotta Bianca“, chiamata così per il biancore dell’alabastro di cui è costituita. E’ impossibile non restare di stucco alla vista di questo capolavoro naturale; ciò che sicuramente sciocca maggiormente il visitatore è il fatto che nonostante si stia a molti metri sotto terra, l’ambiente è chiaro, luminoso, quasi come se ci fosse una fonte di luce, ma non è affatto così!

La mia visita in questa parte di Puglia si conclude poi con un salto allo Zoo Safari di Fasano, distante circa una trentina di km da Castellana. Questo luogo è molto bello, soprattutto per i bambini, ed è un ottimo compromesso tra i safari che si possono effettuare in Africa e i classici zoo. Il percorso dura circa un paio di ore ed è bello vedere tutti gli animali avvicinarsi alle vetture e i bambini sorridere ed emozionarsi davanti ad esseri viventi che avevano visto in precedenza solo nei libri illustrati.

Dopo aver camminato all’aria aperta per le vie di Alberobello sgranocchiando taralli, dopo aver percorso corridoi umidi e brillanti nelle profondità delle Grotte di Castellana e dopo essere tornata bambina a Fasano, il mio soggiorno in Valle d’Itria volge al termine. Con la consapevolezza che di luoghi da visitare in questa parte d’Italia ce ne sono innumerevoli e di delizie culinarie da assaporare ce ne sono infinite, giungo alla conclusione che tutto ciò mi porterà di nuovamente alla scoperta di nuovi, per me, angoli di Puglia.

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